Un tempo strano by Joe Hill

Un tempo strano by Joe Hill

autore:Joe Hill
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 2020-03-10T12:00:00+00:00


Ore 10.28

Quando la Prius imboccò il vialetto di conchiglie, Jay Rickles era già seduto sul pick-up, con la portiera aperta e un piede sul predellino cromato. Kellaway scese da un veicolo e salì sull’altro.

«Sei vestito come ieri sera?» chiese Rickles, sbattendo la portiera e avviando il motore.

Il capo della polizia era in alta uniforme: giacca blu con due file di bottoni dorati, pantaloni impeccabili con bande nere sui fianchi, Glock al fianco destro in una fondina di pelle nera tirata a lustro. Kellaway portava un blazer scuro spiegazzato sopra una polo.

«È l’unica cosa che posso mettere in TV.»

Rickles imprecò sottovoce. Quel giorno non era il nonno sorridente, grato e commosso. Sembrava irritabile, come se si fosse scottato al sole. Si avviarono con uno scossone.

«Questo dovrebbe essere il benvenuto a un eroe. Lo sai che dobbiamo deporre una corona di rose bianche insieme?»

«Credevo che dovessimo solo accendere una candela.»

«Le pubbliche relazioni hanno pensato che una corona di fiori ci stesse bene. E il capo della catena commerciale, il tipo che dirige il Miracle Falls…»

«Sì, lo conosco. Russ Dorr.»

«Proprio lui. Voleva regalarti un Rolex. Non so se lo farà più. La gente è in imbarazzo ad appuntare medaglie a uno che picchia la moglie.»

«Non ho mai toccato Holly in vita mia. Mai una volta.»

Era vero. Kellaway era convinto che, se si arrivava al punto di picchiare una donna, si era già vergognosamente perso il controllo della situazione.

Rickles si sciolse un po’. «Scusa. Ritiro tutto. Non era il caso.» Fece una pausa. «Io non ho mai puntato una pistola contro mia moglie, ma ho usato una cinghia sulla mia figlia più grande, quando aveva sette anni. Aveva scritto il suo nome con un pennarello sui muri e sono uscito di testa. L’ho frustata con la cintura, e la fibbia le ha colpito la mano, spezzandole tre nocche. È successo più di vent’anni fa, ma me lo ricordo come se fosse ieri. Ero ubriaco in quel momento. Tu avevi bevuto?»

«Quando l’ho minacciata? No. Ero sobrio come te adesso.»

«Sarebbe stato meglio se tu avessi bevuto.» Rickles batté il pollice sul volante. Dal ricevitore scanner sotto il cruscotto arrivavano crepitii e voci pigre e laconiche che elencavano codici. «Darei qualsiasi cosa per cancellare… quello che ho fatto alla mano della mia bambina. Una cosa orrenda. Ero in crisi e mi autocompativo… dovevo saldare un debito, non pagavo le rate dell’auto e me l’avevano pignorata. Tempi duri. Tu ci vai in chiesa?»

«No.»

«Dovresti pensarci. C’è una parte di me che porterà sempre la colpa delle mie azioni, ma sono stato redento dalla grazia di Cristo e alla fine ho trovato la forza di perdonarmi e andare avanti. E adesso ho tutti quegli splendidi nipotini e…»

«Capo?» chiamò una voce dallo scanner. «Capo, mi sente?»

Lui prese il microfono. «Qui Rickles. Dimmi, Martin. Passo.»

«Riguarda il centro commerciale. Kellaway è già con lei? Passo.»

Rickles si appese il microfono alla giacca e diede un’occhiata all’uomo su sedile accanto. «Mi dirà che non ti danno il Rolex. Ci vuoi venire lo stesso?»

«Non mi conosci ancora.



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